Il paesaggio di Giotto, del Beato Angelico o... il paesaggio dell'AGSM Verona Spa?
Il
nuovo impianto eolico progettato da AGSM sul monte Giogo di Villore,
nel Mugello, è previsto sul crinale appenninico principale in provincia
di Firenze, nei comuni di Vicchio e Dicomano. L'impianto avrebbe una
potenza di 29,6 MegaWatt, distribuita fra otto turbine di altezza, al
mozzo, fra i 95 e i 99 m, cui si aggiungono eliche fra i 65 e i 70 m.
Otto giganti rotanti, da vero e proprio girone dantesco (Dante frequentò
molto i monti fra Firenze e la Romagna), alti più o meno 168 metri,
cioè come un grattacielo di 55 piani, destinati a divenire, per sempre,
la corona di spine dei contesti di Giotto e del Beato Angelico (che a
Vicchio sono nati), e a fare da sfondo al paesaggio toscano, almeno del
medio Valdarno fino alle porte di Firenze, ai monti del Chianti, al
Pratomagno e ovviamente a tutto il Mugello e al suo Appennino, Falterona
compresa, ma anche alla Romagna. Un progetto persino più irrazionale
del solito anche dal punto di vista energetico, in un'area senza vento
sufficiente. Perché allora questo progetto, e perché in Toscana? Abbiamo
un sospetto: non è più un mistero per nessuno che AGSM, in sinergia con
la sua omologa vicentina AIM, stia cercando partnership (o fusioni?)
con multiutility più robuste (A2A? Hera?), che le consentano di reggere
di fronte alle sfide del settore. L'autorizzazione a un impianto del
genere sarebbe una dote assai significativa per una sposa desiderosa di
convolare a nozze vantaggiose con un buon partito.

Ormai
dovrebbero essere evidenti la stupidità e l'insensatezza della scelta
di inseguire la domanda di energia elettrica installando centrali che ne
producono... quando capita: quando, cioè, capita che ci sia del vento
utile.
Eppure sono tornati a spuntare gli anemometri nell'Appennino ToscoRomagnolo. Per la precisione sul Monte Giogo di Villore, sul crinale mugellano.
Perché?
Perché i prenditori eolici (no, non è un refuso, non sono veri e propri
IM-prenditori) continuano a “spingere” per spuntare (ancora!) ulteriori
“incentivi”, o “contributi”, tramite le rispettive lobby “chiagni e
fotti”, forti di decine di miliardi di euro di profitti incassati da 10 e
più anni in qua, e delle loro “pressioni” a Bruxelles e a Strasburgo
(ma anche a Roma, e sui media mainstream). Forse contano sulle finanze
pubbliche (esangui) per alimentare i loro investimenti o, più
facilmente, presuppongono che se ne debbano fare carico (ancora più di
ora) gli utenti elettrici: cioè chi, come noi, le bollette DEVE pagarle
(altrimenti ci si trova con la corrente staccata), anche quando la
nostra famiglia, o la nostra azienda, è in... bolletta. Essere in
bolletta, da dodici anni in qua, succede sempre più spesso, proprio
anche grazie a chi ci dissangua, privatizzando profitti e socializzando
oneri. Eppure, i nostri intrepidi industriali eolici insistono a...
chiedere: anche ora che, a dissanguarci, a loro si sono affiancati gli
effetti della pandemia. Potremmo intanto chiederci, o magari chiedere
loro, nelle tasche di CHI sono andate (e continueranno ancora ad andare,
per anni), le decine di miliardi di euro degli incentivi che GIA'
stiamo pagando, occultati fra gli “oneri di sistema”.
Da più parti, soprattutto dalle parti di chi è più sveglio, come qui, si
intuisce però che, nel caso specifico del Monte Giogo di Villore, le
motivazioni dell'anemometro, e del progetto che ne è seguito, vanno
probabilmente al di là della semplice prospettiva (o speranza) di nuovi e
futuri incentivi.
Per
ipotizzare un serio PERCHE', dobbiamo considerare prima di tutto CHI ha
presentato il progetto: AGSM Verona Spa, la multiutility al 100% in
mano al Comune di Verona.
E consideriamo poi DOVE, è stato presentato: alla Regione Toscana.
Per arrivare a ipotesi plausibili occorre procedere con ordine.
Il
monte Giogo di Villore, con la centrale eolica che vi è prevista, si
trova sul crinale appenninico principale intercettato dal territorio
della provincia di Firenze, più precisamente dei comuni di Vicchio e
Dicomano. L'impianto eolico progettato da AGSM avrebbe una
potenza di 29,6 MegaWatt, distribuita fra otto turbine di altezza, al
mozzo, fra i 95 e i 99 m, cui si aggiungono eliche fra i 65 e i 70 m.
Otto giganti rotanti, da vero e proprio girone dantesco (Dante frequentò
molto i monti fra Firenze e la Romagna), alti più o meno 168 metri,
cioè come un grattacielo di 55 piani, destinati a divenire, per sempre,
la corona di spine dei contesti di Giotto e del Beato Angelico (che a
Vicchio sono nati), e a fare da sfondo al paesaggio toscano, almeno del
medio Valdarno fino alle porte di Firenze, ai monti del Chianti, al
Pratomagno e ovviamente a tutto il Mugello e al suo Appennino, Falterona
compresa, ma anche alla Romagna. Se infatti, da crinali
appenninici romagnoli di quota anche più modesta di quella del Monte
Giogo di Villore, si inquadra il mare Adriatico, distinguendo il
grattacielo di Cesenatico (che è alto meno di 120 m e almeno... è
fermo), è chiaro che le otto turbine (alte, ciascuna, il doppio del
campanile di Giotto), potranno fare da “decoro” anche allo skyline della
città di Ravenna, dove Dante Alighieri riposa. A meno che la sagoma di
Monte Lavane, almeno in parte, non riesca a fargli da foglia di fico.
E
questo sacrificio paesaggistico (tralasciando quello avifaunistico,
acustico, idrogeologico e così via...) in cambio di quanta energia sarà
realizzato? Quanto territorio vedrà soddisfatto il suo fabbisogno
elettrico?
Secondo
ASGM, i 29,6 MegaWatt di potenza installata produrranno 80.000
MegaWattOra di energia elettrica, coprendo il fabbisogno delle utenze
(definite “civili” sulla Relazione Generale di progetto) corrispondenti a
100.000 “persone” (sempre secondo AGSM): “più dell'intero Mugello”, è la trionfale conclusione dei calcoli di AGSM.
Parliamone un attimo.
Facciamo
i conti tenendo a riferimento il dato della potenza elettrica, che (per
chi ha poca dimestichezza con l'elettrotecnica) si può definire come
l'energia elettrica prodotta nell'unità di tempo, cioè,
convenzionalmente la singola ora: più un impianto è potente, più energia
produce in un'ora.
Come si vede dal suo stesso sito (ci
siamo fatti uno screenshot di questa pagina, sai mai che qualche manina
la vada a modificare...), come si vede dal suo sito, dicevamo, AGSM ama
infatti riferire l'entità della sua produzione elettrica al numero di
“famiglie” rifornite: cioè, in altre parole, di utenze domestiche.
Prendiamo
i dati di potenza installata delle centrali eoliche di AGSM, e quelli
dei fabbisogni delle singole “famiglie” che asserisce di soddisfare:
AGSM stessa dimostra di ritenere che, in media, 1,4 kiloWatt di eolico
siano sufficienti a coprire il fabbisogno di una singola utenza
elettrica domestica. (Questo, già in linea di principio, ci lascia un
attimo perplessi, visto che l'utenza domestica media impegna in media 3
kiloWatt di potenza: accettiamo però il presupposto. E partiamo anche
dal presupposto che quando si consuma corrente in un eventuale seconda
casa, cioè in una seconda utenza elettrica, si risparmi nella prima.)
Bene,
visto che per l'impianto del Giogo di Villore si prevede una potenza di
29,6 MegaWatt (siamo... magnanimi, arrotondiamo a 30 MegaWatt, vale a
dire 30.000 kiloWatt), il calcolo delle “famiglie” rifornite
consisterebbe nella divisione 30.000 kiloWatt / 1,4 kiloWatt = 21.500
“famiglie” (quasi).
Di
quante persone è costituita mediamente una famiglia? Cioè, quante
persone attingono mediamente energia elettrica da una singola utenza
“familiare”?
Nel 2018, la famiglia toscana media risultava composta da 2,25 componenti...con la tendenza alla diminuzione, crisi o non crisi.
21.500 famiglie corrispondono quindi a circa 48.000 persone (21.500 x 2,25 = 48.375)
48.000 persone sono un po' meno di 100.000. Meno della metà.
Bene,
qualcuno dirà che abbiamo sbagliato a riferirci al dato di potenza
installata. Giusto o sbagliato che sia, è lo STESSO criterio usato da
AGSM stessa sul proprio sito. AGSM stessa ci autorizza quindi a NON
credere ai suoi stessi dati.
Comunque AGSM asserisce di poter immettere in rete 80 Gwh (GigaWattOra) di energia elettrica in un anno.
Il
calcolo con cui AGSM arriva a ipotizzare l'energia elettrica prodotta
da cotanta potenza installata è un po'... misterioso. La relazione
anemologica (quella che illustra i risultati degli studi sulla ventosità
dei sito), pur se redatta, NON è stata resa pubblica con gli altri dati
del progetto. Come diceva Dante, “vuolsi così colà dove si puote, e più non dimandare”.
Questa non è però una sorpresa per chi ha già visto progetti analoghi:
di norma i proponenti chiedono, all'ente competente all'autorizzazione,
di coprire tali studi con il segreto industriale...
Da
Verona potrebbero provare a convincerci che però, rispetto agli altri
suoi impianti eolici, questa volta sarà... diverso (come giura chi non
smette comunque mai di tradire la fiducia della propria fidanzata): sì,
perché magari queste nuove turbine (quali?) sfruttano meglio ogni refolo
di vento.
Bene, facciamo gli avvocati del diavolo e assumiamo per buona la promessa di produzione di energia di AGSM.
80
Gwh, per nostra comodità di calcolo, corrispondono a 80.000
MegaWattOra. Il dato, rapportato alla potenza dichiarata (29,6 MW),
presuppone un funzionamento per 2.700 ore-equivalenti/anno. Neanche se
fossimo sull'Appennino Dauno... E' quasi il doppio delle
ore-equivalenti/anno a cui “gira”, mediamente, ciascuno degli impianti
(AGSM) di Casoni di Romagna e del Carpinaccio, e non è comunque
paragonabile alla resa che questi due impianti avessero se le rispettive
turbine fossero alte il doppio.
E
chi, in virtù dell'accessibilità che gli deriva dalla carica politica
di qualche suo componente, ha potuto leggere la relazione anemologica,
ci conferma che la ventosità, sul Monte Giogo di Villore, è tutt'altro che speciale.
Ma c'è un argomento in più da non dimenticare.
Quando
AGSM “mostra i muscoli” con il numero di “famiglie” a cui assicura la
fornitura di corrente elettrica, di norma dimentica (oppure omette) un
paio di considerazioni.
1)
In Italia, i consumi elettrici domestici incidono per un valore che
oscilla, appena, fra un quinto e un sesto dei consumi totali, a parità
di territorio: il resto (cioè l'80-84%) è assorbito dalle utenze
commerciali, artigianali, industriali, agricole. Chiunque, oltre a
pagare la bolletta di casa, debba pagare quella del proprio negozio (o
della propria officina o del proprio stabilimento), conosce bene le
differenza di potenza impegnata e di consumi, e sa bene di quanta
elettricità in più ha bisogno nel proprio lavoro, rispetto all'esigenza
di accendere, a casa, la lavatrice, il phon o l'aspirapolvere.
(La
differenza fra il 17 e il 20% dipende dall'intensità delle attività
economiche della singola porzione di territorio: certo un comune
dell'hinterland industriale lombardo ha un'incidenza relativamente
minore di consumi domestici rispetto a un comune calabrese di pari
popolazione).
Quindi,
chi assicura di coprire il fabbisogno domestico ammette di coprirne una
quota minoritaria. Ed è quindi fantascienza che il Mugello, con le sue
attività (grazie al cielo...) possa raggiungere l'indipendenza
energetica grazie a grottesche quanto immani ventole, Carpinaccio
compreso...
2)
Come la mettiamo con l'intermittenza e la non programmabilità della
produzione elettrica eolica? In altre parole, quando c'è “bonaccia”
(tipicamente in gennaio o in luglio, mesi nei quali, per un motivo o un
altro, la richiesta di energia elettrica è più elevata che nel resto
dell'anno), come fanno, le “famiglie” italiche, a vedere le proprie
esigenze di energia elettrica soddisfatte da turbine che non girano, o
non girano a sufficienza?
Di
fronte a questa seconda considerazione dobbiamo però riconoscere che
AGSM fornisce una risposta che, in creatività, le supera tutte.
Immaginate di aver voglia di fare il sugo e di voler comprare della carne di manzo.
Andate dal macellaio, gliela chiedete, e lui vi risponde che, d'ora in avanti, da lui dovrete comprare solo insetti da frittura.
Perché, gli chiedete, comprensibilmente perplessi?
Perché questi ho, vi risponde.
In
pratica il macellaio presuppone di poter continuare a rimanere sul
mercato pretendendo che nelle vostre abitudini alimentari vi facciate
carico di una transizione (ricordiamoci questo vocabolo, “transizione”).
E'
ESATTAMENTE ciò che AGSM chiede di fare agli utenti elettrici italiani:
cambiare le proprie abitudini, adattandosi alle di lei esigenze.
Non ci credete?
Andate leggervi, cercando con questo link all'apposito sito della Regione Toscana, la Relazione Generale di progetto.
AGSM
è ben consapevole del fatto che la produzione di energia eolica sia
ancor più intermittente e meno programmabile di quella fotovoltaica, e
che il problema dell'accumulo di energia elettrica sia ben lontano dalla
soluzione, se non per quantità minime, e quindi periferiche. E quindi
mette le mani avanti scrivendo, a pagina 16 della Relazione Generale: “Le FER FV e eolico, a cui è affidato il ruolo più importante della transizione,
non sono programmabili! Non sarà quindi più possibile regolare il
sistema elettrico 'accendendo e spegnendo' le centrali in funzione della
curva della domanda, come di fatto avviene dall’inizio del ‘900 ad
oggi. Si dovrà procedere a far coincidere ogni istante curva della
domanda e curva della produzione (…) ossia facilitare ed
incentivare i consumatori finali a modificare la propria curva di
prelievo di energia in funzione della disponibilità della generazione. (…) In
sintesi: il sistema elettrico va completamente ribaltato: deve passare
da 'inseguimento della domanda' a 'inseguimento della generazione'. E’
un po’ come se dovessimo da ora innanzi camminare sulle mani e non più
sui piedi!”.
Vi giuriamo: queste cose non le abbiamo scritte noi, ma i progettisti di AGSM.
Possiamo quindi immaginarci una scenetta.
Un qualsiasi imprenditore del commercio domanda all'industriale eolico: “Scusi,
devo tenere accesi i frigoriferi del mio esercizio di vendita – sa, il
pesce mi va a male: ne ha corrente da darmi? Ho poi da accendere luci e
aria condizionata, altrimenti i clienti non vengono a fare la spesa:
quando ne avrebbe di corrente a sufficienza?”
Risposta dell'industriale eolico: “Beh
guardi, stando al meteo, fra un due o tre giorni in Italia ci dovrebbe
essere un po' di bora sufficiente – che culo, se era scirocco ce ne
facevamo poco – ecco, può provare a chiedere ai suoi fornitori e ai suoi
clienti di coordinarsi col meteo...”
Oppure, proviamo a metterci nei panni di un piccolo industriale:
“Guardi,
ho un ordine per 200.000 pezzi di minuteria in acciaio fatti così e
così, il mio cliente ne ha urgenza per montare la sua componentistica.
Posso accendere il tornio?”
“No guardi, fino a sabato notte non se ne parla, c'è qui un'afa che si taglia col coltello. Veda un po' lei...”
“Eh, però mica posso tirar giù dal letto i miei dipendenti il sabato notte...”
“Ah, faccia lei, noi qua siamo messi così...”
Perché
allora questo progetto, e perché in Toscana? A noi viene da pensare
che, ad AGSM, del vento di quel crinale importi piuttosto poco. Anche
perché... è poco, e, carte alla mano, lo si potrà dimostrare con
chiarezza... a luogo e tempo debito (se questo, beninteso, non urta
qualche primadonna locale). Anzi, ad AGSM, secondo noi, di quelle
scorreggine da neonato che valicano il locale crinale appenninico non
gliene importa proprio niente, così come del crinale in sé, delle sue
pendici, della sua fauna, delle sue faggete, dei suoi silenzi, delle sue
risorse idriche, dei suoi sentieri, ma anche dei paesaggi giotteschi e
del Beato Angelico. E neppure gli importa di alimentare il rischio di un
collasso della rete elettrica (si chiama “black out”, per chi ama gli
slogan), visto che quello rischiamo, a forza di immettere in rete
energia da fonti non programmabili e intermittenti.
Cosa sta a cuore (almeno nella nostre impressioni), a questa azienda di Verona?
Bene,
non è più un mistero per nessuno che AGSM, in sinergia con la sua
omologa vicentina AIM, stia cercando partnership (o fusioni?) con
multiutility più... robuste (A2A? Hera?), che le consentano di reggere
di fronte alle “sfide” del settore: l'autorizzazione a un impianto del
genere sarebbe una “dote” assai significativa per una sposa desiderosa
di convolare a nozze vantaggiose, ma senza troppi rischi di
sottomissione, con un buon “partito”.

E
perché la Toscana? Teniamo presente una cosa: da ormai vent'anni, a
nord dell'Appennino, le costellazioni di aziende locali
“municipalizzate” (di erogazione di gas e acqua potabile, di raccolta e
gestione dei rifiuti comunali con relativi “termovalorizzatori”, di
produzione di energia, di conduzione delle reti fognarie e trattamento
dei relativi reflui e fanghi - con tutto l'indotto di pianetini e
satelliti delle relative manutenzioni e degli annesse attività
commerciali) hanno iniziato a coagularsi in galassie organizzate di
gigantesche multiutility (Iren, A2A, Hera). Che, a sud del crinale
vedono praterie da conquistare, almeno fino ai territori presidiati, o assediati, dal sudest della Toscana, da ACEA, “in agguato” (o presunto tale) da Roma.
Non
ci sorprenderebbe, cioè, che l'intento di AGSM fosse quello di
presentarsi al matrimonio facendo pesare le sue “entrature” oltre
Appennino.
Entrature?
Per AGSM la conquista dell'Eldorado toscano è iniziata da più di dieci
anni, con gli impianti eolici del Carpinaccio, di Monte Vitalba e di
Riparbella. Di fronte ai suoi pretendenti, secondo voi, AGSM non farebbe
pesare queste teste di ponte?
Chiediamoci ora qual è la potenza di ogni turbina prevista sul Monte Giogo di Villore: 3,7 MW.
Beh,
visti i cospicui investimenti necessari, AGSM poteva pensare ad
arrotondare a 4 MW... Oppure poteva pensare a una o due turbine in più,
visto che non ha nascosto l'intento di estendere la colonizzazione dei
crinali locali con successive installazioni.
Però,
se anche solo fossimo saliti a 3,8 MW (100 kiloWatt in più, un'inezia)
per ciascuna delle otto turbine, la potenza complessiva dichiarata
dell'impianto progettato sarebbe risultata di 30,4 MW, cioè, seppur di
poco, superiore ai 30 MW.
E che differenza fa, si chiederà qualcuno?
Una
differenza non banale: l'istruttoria del progetto non sarebbe stata di
competenza regionale ma... ministeriale. Cioè AGSM sarebbe dovuta andare
a cercarsi l'assenso all'installazione a... Roma, non a Firenze.
Si vede che Firenze, e la Regione Toscana... le piacciono di più.
Forse
più del paesaggio, e dell'ambiente naturale, ad AGSM della Toscana
piacciono di più i palazzi. Non necessariamente d'epoca.

Eppure
noi confidiamo (ingenuamente?) che ci sia ancora qualcuno, dentro
questi stessi palazzi, che si intestardisce a preferire il paesaggio
toscano di Giotto e del Beato Angelico a quello proposto dall'AGSM
Verona.
Andrea BenatiLe elaborazioni degli affreschi di Giotto e del Beato Angelico sono frutto della pazienza e della cortesia di Fabio Innocenti, che doverosamente ringraziamo.
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